A chi resiste e gioca…

E’ strano. Non so cosa sia questa cosa che mi fa sedere e scrivere, eppure la conosco bene. Il masochismo della scrittura ha latitudini e coordinate spazio-temporali sorprendenti. Puoi andare lontano lontano indietro nel tempo, oppure lontano lontano avanti nel futuro, o semplicemente puoi creare un tempo nuovo, mai vissuto, mai pensato, mai neppure sognato. Ma quello che sempre rimane è che, ogni volta, lontano o altrove per cui tu possa andare, è un viaggio attraverso te stesso. Senza rimedio! Mi immagino dallo psicologo. -“Buongiorno!” -“Buongiorno. Prego, si accomodi. Cosa ha portato?” -“Ecco… veramente… si tratta di una risma di pensieri non pensati. Alcuni sono solo vagamente intuiti, perlopiù si tratta di residui di una mente incosciente, ma non troppo” -“Capisco”. Ma cosa capisci cosa? Mercenario dell’inconscio a ogni costo!

RESIDUI DI UNA MENTE INCOSCIENTE, MA NON TROPPO. C’è del fuoco in questi occhi che brucerebbe l’inferno se li accendessi davvero. Non hai pregato abbastanza, oppure un dio ti ha tradito? Non ho amato, non ho creduto e mi sono persa nella confessione ancora prima di commettere il peccato. Eppure vivo. Speravo che bussare alla porta dell’ignoto mi avrebbe garantito un posto in prima fila per lo spettacolo del meglio. Così non è stato. Eppure rido. C’è del fuoco in questi occhi che brucerebbe l’inferno se li accendessi davvero. E ora vedo.

Ho incontrato Alda Eterno questa sera che era sola. L’ho incontrata girando l’ultimo angolo della strada che da Teatro mi porta a casa tutti i giorni. Non era una sera particolarmente fredda, uggiosa, terribile o serena. Era una sera media. Mediamente fredda, mediamente tiepida, mediamente serena… insomma, mediamente umana. Ho incontrato Alda Eterno questa sera che era sola.  Invecchiata e pallida, ma sorniona. Un viso tra il sacro e la commozione. Non ci parlavo da tempo. Aveva l’aria tirata di chi resiste o sta aspettando qualcosa. Aveva l’aria tirata di chi resiste… Ci siamo guardate a lungo senza dire niente. Ma veramente a lungo. L’incontro si è concluso, apparentemente, con uno “ciao..” che stentando ad uscire dalle labbra, causa momentaneo “fuori uso” di ogni articolazione verbale, somigliava più a un fischio o a un sibilo. Non ci parlavo da tempo. Aveva l’aria tirata di chi resiste o sta aspettando qualcosa. Aveva l’aria tirata di chi resiste… Mi è venuto in mente l’elastico e ho pensato a un martedì trascorso a danza. Contact improvvisation. Non ho ancora scritto niente rispetto a quel martedì. Solitamente ogni martedì ne scrivo, ma non quello. Ora capisco il perché. Perché adesso è il momento. Adesso vedo l’elastico e la tensione. Adesso è il momento delle parole. Non so se e quando re-incontrerò Alda. Non importa. Quello che è importate è essersi guardate. Non bisogna accompagnarsi. Esserci, il più delle volte, richiede la libertà di lasciarsi accadere. E’ tutto!

Giovedì metterò in scena ORIZZONTE a Vanzago, so che questo episodio, l’incontro con Alda Eterno e l’elastico, ha una connessione con lo spettacolo. Quale sia devo ancora capirlo. Intanto mi prendo la libertà di lasciarmi accadere.

A Alda Eterno, che resiste e gioca… nonostante le paure!

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