La mia sera della vagina: io, lei e il Kafka.

Diceva il Kafka che “da un certo punto in avanti non c’è più modo per tornare indietro. Quello è il punto in cui bisogna arrivare”.

Ora, in pochi lo sanno, ma io e il Kafka ci siamo conosciuti tre anni e quasi due mesi fa. Una notte, in biblioteca. Portai la mia mano su un libro, alla sezione “saggi”… Tolsi con un dito la polvere dallo scaffale e non mi addormentai più. Fummo compagni di “processo”. Sotto accusa era la mia vagina. So che, come allora, potrebbero sorgere dei fraintesi… ma lei è innocente. Fu un processo a porte chiuse. I pochi che seguirono la vicenda non hanno dubbi: era innocente! Non fino a prova contraria. Innocente e basta. Le sbarre non la fermarono. Con il Kafka costituitosi parte civile aveva poche possibilità oltre all’appello in giudizio… ma le sbarre non la fermarono. Lei volava. Ogni notte, da quello scaffale, rubava il libro e con luce soffusa non leggeva solo le parole,a cavallo di quelle parole, col fiato che non usciva, lei volava! Capitò che volando si perse, o almeno così le sembrava. Poi capì che da un certo punto in avanti non c’è più modo per tornare indietro e che quello, esattamente quello, è il punto in cui bisogna andare. Ringrazio il Kafka e le strade perse, le porte chiuse e anche le sbarre. Sembra strano, ma senza quelle, non avrei mai potuto volare. La notte in cui conobbi il Kafka, quella notte, fu la mia sera della vagina. In pochi lo sanno, ma quei pochi, come me, non hanno dubbi: non servono le ali per volare!

Ora, venerdì sera farò uno spettacolo che si chiama LA SERA DELLA VAGINA. Non sarà fatto cenno a quella notte. Sarà divertente e conviviale. Ma l’antefatto è questo. Come nascono gli spettacoli non è un mistero, anche se incomprensibile, è la vita.

Vi aspetto al READYMADE, via Piceni, 1 ROMA. Rideremo insieme! Rideremo della mia vagina.